le mie..

le mie..

Tuesday, March 27, 2012

a presto ...



Non ci sei più amico mio, dimmi, eri pronto ad andartene? 
Sai di aver lasciato un vuoto, uno grande, ma certo che lo sai.
Amavi la cioccolata, il dolce della vita, ma non solo, a tuo modo eri un gigante, eri bimbo, uomo, e Padre.

Ti ricordo fra i ragazzi fatti di stracci, seduto su di un muretto, circondato dal loro vociare, ti rammento in un paio di viaggi che facemmo insieme dove l’asfalto era ancora un miraggio, e ancora, sorrido per quel pranzo veloce, entrambi di ritorno da paesi lontani.

Fosti il primo ad accogliermi nell’aeroporto di tanti anni fa, e poi, le tue lettere, promemoria per una vita da spendere nel migliore dei modi.

Ti dico Arrivederci amico di tanti, e anche mio, ti dico buon proseguimento.

A te, Sandro, padre missionario salesiano.

L'ingenuo scribacchino.

Spiegatemi ...



A cosa serve, sapere che un vecchio video sul massacratore Kony (LRA) è stato cliccato centinaia di migliaia di volte.

A cosa serve, sapere che sotto l’occhio vigile e molto interessato di 100 osservatori militari statunitensi, paesi quali Uganda, Repubblica Centro Africana, Repubblica del Congo, e ovviamente il Sud Sudan decidano di far fronte comune per debellare la terribile piaga del LRA (500 uomini).

A cosa serve, conoscere il motivo per cui non siano riusciti fino ad oggi in 
questo intento.

A cosa serve un attore strapagato e strafottente, ammanettato a qualche metro dall’ambasciata sudanese.

A cosa serve ricordare che il numero dei confetti BOOM è in continua ascesa sul “mercato” del South Kordofan.

A cosa serve informare l’opinione pubblica, disinteressata, che poco prima dell’ennesimo incontro avvenuto in Etiopia, l’uomo oliva Al Bashir, ha pronunciato ad alta voce << Dio è nessuno, Allah è grande >>.

A cosa serve, accorgersi tardivamente che le armi e le munizioni reperibili fra la gioventù Nuer nella regione di Jongley sono quelle di Athor, ribelle ucciso poco settimane orsono.

A cosa serve, denunciare il mancato disarmo in diverse aree del South Sudan a favore della supremazia Dinka.

A cosa serve informare che il South Sudan sta giornalmente espropriando il proprio popolo della terra per cui hanno sempre combattuto, vendendola al migliore offerente, ovviamente non sudanese.

A cosa serve rimproverare le agenzie umanitarie per lo scarso cibo "offerto" ai rifugiati privi di cittadinanza, ammassati come bestie nel corrotto South Sudan.

A cosa servono i corsi da 4000 dollari per conoscere il South Sudan.

raoul.



Tuesday, March 13, 2012

La storia si ripete, sempre.



Mi domando come le agenzie internazionali riescano a contare le persone che fuggono dal South Kordofan. Forse, si baseranno sulle liste degli aventi diritto al voto della falsa elezione dello scorso maggio, da loro “indirettamente” avallata con un silenzio che ha del vergognoso, ditemi di no.
E poi, si trovano per caso in una delle centinaia di crepe, nelle piccole montagne Nuba, attuale unica dimora per i tantissimi, per essere così precisi nel dire in quanti stanno resistendo (?).

Lasciamo “perdere”, pur virtuale, è carta sprecata.

Il numero dei Ribelli di ogni dove aumenta, l’unità della nuova reginetta dalla corona finto latta conosciuta come Sud Sudan, appare sempre più in crisi, le piccole ma molteplici guerre interne sembrano voler presagire a un prossimo inevitabile conflitto civile, sempre che la civiltà abbia un ruolo in questa storia maledettamente noiosa per i moltissimi, ma di assoluto interesse economico a basso costo per i più stronzi senza scrupoli.

Coloro che scappano entrano nella non migliore Etiopia, precisamente nella zona di Gambela, dove poco tempo or sono furono chiusi i campi dei rifugiati provenienti, appunto, dalla stessa terra, il Sudan.
Per fortuna, Pugnido è ancora “utilizzabile”.
Che si aprano i cancelli arrugginiti, e la gente entri ammassata come bestiame, che si scattino le foto piangenti da vendere alla più importante testata giornalistica, e mi raccomando, che nulla cambi, mai.

Non preoccupatevi, per una bimba impaurita, un vestitino di terza mano color blu, si trova sempre.

L'ingenuo scribacchino.

Thursday, March 8, 2012

Anche per loro.



Conobbi una bimba, dal grande vestito blu, o almeno lo era una volta, ma di certo lei non ebbe occasione di ammirarsi nel primo giorno di vita del suo ormai straccio quotidiano.

Lui, scolorito, compagno fedele di mille giornate, conosceva ogni gesto e silenzio, sorriso e lacrima della piccola padroncina. Da parte sua, mai un rimprovero per essere lavato con sapone di scarsa qualità, mai un gesto di stizza per le innumerevoli scuciture e rattoppi sopportati, mai una brutta parola per le macchie che allontanarono il suo aspetto da quello di un tempo, quello nuovo, candido, ancora inconsapevole che una volta passato di moda sarebbe stato adottato da una bancarella a migliaia di chilometri di distanza, e una povera madre con le poche banconote accuratamente custodite avrebbe comprato, e regalato per un improbabile compleanno.

Sono un tutt’uno, la bimba e il suo straccio di un dimenticato blu. Lui l’ha vista crescere, ricorda ancora le sue prime cicatrici, perché ne fu causa, troppo lungo per lei, per il suo passo, puntualmente veniva calpestato, e giù, con il faccino lacrimante, bagnato di terra rossa.
Avrebbe dato qualunque cosa in suo possesso, persino gli unici tre bottoni, pur di non farla piangere, di non farle del male. Tuttavia, al pianto inascoltato lei rispondeva con delle carezze a quel suo compagno ancora blu, un po’ di scura acqua, e tutto sarebbe tornato come prima, in attesa del prossimo passo falso, inevitabile.

Non sa esattamente quando divennero amici, o meglio quando lui, rassegnato di non poter far ritorno fra i profumi e le delizie di un tempo accettò di essere parte della vita della piccola bimba.
Un giorno, esattamente una sera al crepuscolo nei pressi di una recinzione, capì che per tutto il tempo rimastogli, le sarebbe stato accanto, anzi addosso. 
Non avrebbe privato la piccola bimba del suo sostegno, lui, un tempo di un bel blu sarebbe diventato persino straccio per lei.

Lei, lo accudì gelosamente finché divenne troppo corto, e ormai troppo lontano il tempo in cui quotidianamente inciampava, decise che avrebbe preso posto sul suo sgualcito materasso di gomma, ricordo di quel campo rifugiati che per anni fu l’unico angolo di mondo da lei conosciuto.

A te, bimba mai dimenticata, a voi di ogni dove, e che ora, forse, siete donne, rivolgo il mio pensiero, che qualcosa cambi, ma veramente.
A voi, che faceste dello scribacchino, un ingenuo.

raoul.