Conobbi una
bimba, dal grande vestito blu, o almeno lo era una volta, ma di certo lei non
ebbe occasione di ammirarsi nel primo giorno di vita del suo ormai straccio
quotidiano.
Lui,
scolorito, compagno fedele di mille giornate, conosceva ogni gesto e silenzio,
sorriso e lacrima della piccola padroncina. Da parte sua, mai un rimprovero per
essere lavato con sapone di scarsa qualità, mai un gesto di stizza per le
innumerevoli scuciture e rattoppi sopportati, mai una brutta parola per le
macchie che allontanarono il suo aspetto da quello di un tempo, quello nuovo,
candido, ancora inconsapevole che una volta passato di moda sarebbe stato
adottato da una bancarella a migliaia di chilometri di distanza, e una povera
madre con le poche banconote accuratamente custodite avrebbe comprato, e
regalato per un improbabile compleanno.
Sono un tutt’uno,
la bimba e il suo straccio di un dimenticato blu. Lui l’ha vista crescere,
ricorda ancora le sue prime cicatrici, perché ne fu causa, troppo lungo per lei,
per il suo passo, puntualmente veniva calpestato, e giù, con il faccino
lacrimante, bagnato di terra rossa.
Avrebbe dato
qualunque cosa in suo possesso, persino gli unici tre bottoni, pur di non farla
piangere, di non farle del male. Tuttavia, al pianto inascoltato lei rispondeva
con delle carezze a quel suo compagno ancora blu, un po’ di scura acqua, e
tutto sarebbe tornato come prima, in attesa del prossimo passo falso, inevitabile.
Non sa
esattamente quando divennero amici, o meglio quando lui, rassegnato di non
poter far ritorno fra i profumi e le delizie di un tempo accettò di essere
parte della vita della piccola bimba.
Un giorno,
esattamente una sera al crepuscolo nei pressi di una recinzione, capì che per
tutto il tempo rimastogli, le sarebbe stato accanto, anzi addosso.
Non avrebbe
privato la piccola bimba del suo sostegno, lui, un tempo di un bel blu sarebbe
diventato persino straccio per lei.
Lei, lo
accudì gelosamente finché divenne troppo corto, e ormai troppo lontano il tempo in cui
quotidianamente inciampava, decise che avrebbe preso posto sul suo sgualcito
materasso di gomma, ricordo di quel campo rifugiati che per anni fu l’unico
angolo di mondo da lei conosciuto.
A te, bimba
mai dimenticata, a voi di ogni dove, e che ora, forse, siete donne, rivolgo il
mio pensiero, che qualcosa cambi, ma veramente.
A voi, che
faceste dello scribacchino, un ingenuo.
raoul.