Sai, non pensavo fossi tu … ero in una squallida camera da
pochi dollari, ero in viaggio, ero sporco, ero incazzato.
Senza luce e con una batteria che chiedeva di essere
rigenerata, guardavo i minuti, nel mentre mi domandavo di chi fosse quell’ultimo
messaggio così pesante, chi poteva avermi fatto un tale torto … i minuti, la
poca connessione, il volersi lavare e allo stesso tempo credere che se mi fossi
allontanato tutto sarebbe andato perduto, e avrei dovuto aspettare per sapere
chi mi avesse scritto.
Accesi una sigaretta, presi un pezzo di pane dallo zaino,
umido, meglio di niente, acqua calda da bere, slacciai i sandali, e i minuti,
sempre loro, semplicemente bastardi nel consumarsi … cominciai a convincermi
che fosse importante, trascurai di leggere i messaggi già ricevuti, avevo
timore che toccare la piccola tastiera desse un banale motivo al signore Etere
di non rimanere connesso con me.
Il tempo mi braccava, se ci fosse stato un improbabile
venditore ambulante di energia elettrica, lo avrei pagato, sopraffatto, qualunque
cosa pur di sapere chi.
Iniziai a sorridere, qualcosa mi spinse verso di te,
non saprei dirti il motivo, forse una speranza, doveva essere per forza
qualcosa di bello, non avrei accettato nient’altro, mi sarei accontentato anche
di un semplice ciao, purché fosse il tuo.
La luna mi accompagnava, la pregai di illuminare il mio
polveroso dispensatore di messaggi … mancava poco, ancora pochi attimi, e il
mio desiderio sarebbe stato esaudito, ne ero ormai certo, e così fu.
Non lessi tutto, saltai le parole, come un fuggiasco in
cerca di un riparo sicuro, aprii l’allegato, nulla avrebbe potuto distrarmi dal
farlo, era la tua voce, dolce come sempre, gli stessi brividi che provavo
quando ti sentivo chiudere la preghiera del mattino dalla mia capanna sui monti
Nuba.
Sai, non vi è giorno che mi dimentichi di ascoltarla, anche
ora che scrivo, che attendo fino a quel click del registratore, quel tasto che
sembra volermi dire ciao, quel saluto che poteva, doveva essere soltanto il
tuo.
... abbraccia per me quel bimbo di stracci con il mio nome sulle
spalle.
Ti voglio bene Anns,
raoul