le mie..

le mie..

Thursday, December 29, 2011

strana giornata.



Viaggio per chilometri, gente in bianco affolla l’unica strada percorribile.
E' festa, una delle tante, i camion a passo lento assicurano ai fedeli e non, un passaggio alla chiesa più vicina. 
Gli ultimi, i più poveri intendo, hanno preso posto il giorno precedente, per una migliore elemosina.

Troppo facile chiedere a un povero di digiunare per fede, quale altra occupazione potrebbe compiere meglio?

Tutto ciò m'infastidisce, non saprai scegliere cosa, l’ignoranza dei miserabili o la vigliaccheria dei potenti. 

Cristo, fate qualcosa, per una medicina dovete consumare le suole di quelle fottutissime scarpe cinesi, fabbricate da altri pezzenti come voi. 
Medicina che sarà stata “sottratta” dall’ospedale governativo e rimessa sul mercato dal dottore con beneplacito dell’amministratore, e state pur certi che la pagherete a un prezzo quintuplicato.

Accendo una sigaretta, e via, oggi sono abbastanza incazzato … un attimo, voglio un caffè.

Al suo viso manca qualcosa, la sua fronte è libera, non ci sono cicatrici, sei da queste parti da sempre, del tuo paese non conosci nulla se non ciò che ti è stato raccontato nei campi profughi.

Ti osservo e lo sai, sorridi, e forse credi di sapere a cosa io stia pensando, non è così amico di passaggio. 
Pago io il tuo the, e mi domando se per caso ti è giunta voce che il tuo popolo ha dichiarato “guerra” a quello dei Murle e a chiunque osi fermarli, incluse le stupide marionette delle piccole Nazioni Unite.

Ragazzo Nuer, l'ingenuo scribacchino ti saluta.

Sunday, December 25, 2011

25 dicembre



Di cosa il mondo pensa, di cosa voglia fare di stesso, a volte credo m’interessi veramente poco. Continuando di questo passo non andrà molto avanti. 
Tuttavia, il poter condividere parte del mio cammino con persone quali Aldo e Teresa, e poche altre ancora, mi pone in una posizione privilegiata.

Nulla di speciale intendiamoci, è la vita del poco, sapendo di aver dato tutto.

Non fate caso alle parole dell’ingenuo scribacchino, tornate a brindare, e a chiedervi cosa vi aspetta una volta che anche l’ultimo dono sarà stato scartato.

A voi tutti, il più ingenuo degli auguri.

Friday, December 23, 2011

non perderti.



Come stai bimbo?

Non so più nulla di te. È trascorso già tanto tempo, è strano, sai, sei trai i volti che mi appare durante la giornata. Rivedo quel tuo fiero sorriso nonostante il dolore provocato  dall’ignoranza altrui.

Non ti chiesi il nome, e forse tuttora non vorrei saperlo, penserai sia stupido, ma sono fatto così. E poi, nel rivivere il tuo viso posso continuare a scegliere un nome differente, per ogni giorno nuovo.

Mentre mi prendevo cura di te, pensavo, diventerà un uomo saggio, mi raccomando, non deludermi. 
So che non avrai vita facile, e più di una volta crederai che tutto è ingiusto intorno a te. Tu scrolla la testa, raggiungi un luogo dove poterti bagnare e cancellare quel dubbio.

Un giorno ci incontreremo nuovamente, ho una cosa che conservo per te.

Il tuo, ingenuo scribacchino.

Thursday, December 22, 2011

fuga



Erano altre parole quelle che oggi mi accompagnavano, ne sono certo, non le ricordo, non voglio. 
Le ho lasciate dietro di me, accelerando. Sarebbe inutile, per quale motivo riproporle. 
Ho dato gas, anche se la strada era stronza, e la polvere sporcava la mente. 
Io non ho toccato i freni per paura di vederti negli specchietti, sapevo che non eri tu, ma avevo bisogno di giocare con un’ombra, né se sentivo il fottutissimo desiderio.
Mi capisci?


rehoses


Wednesday, December 21, 2011

Non schieratevi, potreste sbagliarvi.




George muore, non quello del satellite, non quello del Martini, bensì Athor.

Un ribelle, come tanti, come prima di lui, lo stesso Dr.John Garang de Mabior, uomo simbolo del nuovo Sud Sudan, precipitato con l’elicottero per scarsa visibilità nel lontano 2005.

Come lui, anche Athor, era in visita dal presidente ugandese Yoweri Museveni.

Strane coincidenze. (Rwanda, Congo, Zaire)

È morto il cattivo?

Ne siete veramente sicuri? 

Nel dubbio, non scommettete. 

P.S.  E gli osservatori speciali statunitensi da poco in Uganda?

L'ingenuo scribacchino.


Tuesday, December 20, 2011

Nessuna differenza.



Muore un dittatore e come da copione la gente lo piange, è il mondo di oggi, perché sorprendersi. 
L’uomo dagli occhiali firmati lascia al proprio figlio obeso il compito di proseguire l’opera di diffondere paura e ignoranza.

Da queste parti, nell’altrettanto non libera, ma chi se ne frega, Etiopia, missionari di lungo corso sperano che il governo, tra i più falsi che io abbia mai visto, prolunghi loro il visto. 
Non basta cosa abbiano fatto in tanti anni di presenza per la popolazione, elemosinare un po’ di rispetto è ciò che rimane loro da fare.

“Apprezzo” i primi, perché non si nascondono, i secondi, non hanno alcunché da invidiare al loro predecessore Menghistu.

Una serena notte dall'ingenuo scribacchino.

Monday, December 19, 2011

IMPORTANTE



comitato no profit




Conosco chi sono, conosco come lavorano, conosco il loro aiutare, conosco il loro non stancarsi.


Se per caso, o per fortuna, direi io, avete modo di incrociarli, date loro una mano, state pur certi che il vostro contributo non passerà "inosservato".


Chiedete di Daniele, di Silvia, di Nicoletta, di Marco, di Sara, di Ilenia ... e di tanti altri che non smettono di Cercare, mai!




Il vostro ingenuo scribacchino.

Ciao



Desidero salutare una mia carissima amica, cui non ho mai detto quanto io tenga alla sua presenza, al sapere che si ricordi di me, che nonostante il mio agitato vivere mi rivolga sempre un pensiero.

Ti voglio bene, e perdona tutte le volte che stupidamente lo omesso.

P.S. tre camere a Manhattan, confermo.

Buon viaggio, Marisa.


raoul

Saturday, December 17, 2011

Velha chica.




Mi è impossibile contare le volte in cui la tua voce mi tenne compagnia.


Buonanotte Césaria Evora.


Ai tempi dell'Angola, l'ingenuo scribacchino.

Thursday, December 15, 2011

Non sarà Natale.



Ecco, come gli occhi ingenui dello scribacchino vedono ciò che sta accadendo in quella terra confusa chiamata Sudan (tutto).

La guerra dei confini è aperta ormai da tempo, ognuno detta le regole a proprio piacimento, e la Gente abbandona o muore.


Neppure la Cina, il privilegiato interlocutore commerciale ha saputo al momento, trovare un qualcosa che potesse far breccia fra i due contendenti, o forse sì, ma lo tiene per se.

Rammento i proclami dei due presidenti il giorno dell’Indipendenza, fiumi di parole abortite sul nascere, concetti di eguaglianza che non hanno mai attecchito.

Che qualcuno si sorprenda per ciò che sta accadendo, mi fa “sorridere”. 

Tutto era prevedibile, era impensabile che la presenza di qualche inviato dei cosiddetti paesi Forti (aiuti umanitari compresi) potesse suggerire una soluzione se non umana,  perlomeno valida.

E andiamo avanti con le “invasioni di diritto, o presunte tali”, capaci di far scorrere terrore e color rosso sangue.

Diciamo piuttosto le cose come stanno, a nessuno interessa, e intendiamoci, non parlo unicamente di quella terra assurda, ma di tutte quelle che qualche “rincoglionito”, ha voluto battezzare “sotto il vento della primavera araba”.

Vorrei dire lui, che da queste parti, quel vento, è solamente una leggera brezza, arricchita dagli innumerevoli avvoltoi muniti di preziose penne, pronti a suggellare contratti di convenienza, con il Presidente corrotto “democraticamente eletto”, o il successivo che avrà sicuramente appreso tutti i segreti dello sconfitto adeguatamente soddisfatto.

Quindi, voi tutti, gente di Abyei, del Blue Nile, del Darfur, di Jongley, del South Kordofan e del West Equatoria, alzate la testa da quella terra rossa, soffocante quanto un tempo lo era perché calpestata dagli invasori di oltre manica ... slacciate, tagliate quei fili cui pendono da troppo tempo centinaia di migliaia di marionette ... siete Voi.

Io, ingenuo scribacchino.


Sunday, December 11, 2011

Hai di meglio?



Un campo da basket fatto su del cemento mal posato.

Dopo tanti anni di frequente calpestio non riconosci più le linee che indicano se il tuo tiro è da due o tre punti.
L’erba s’insinua fra le debolezze, le feritoie, cresce ostacolando il tuo divertimento, ti costringe a deviare, il pallone non rimbalza come dovrebbe, come vorresti.

Le regole cambiano in continuazione, dovresti rimanerne al passo, ma nessuno te lo insegna, o come spesso accade, chi dovrebbe ne sa meno di quelli che desidererebbero viaggiare con quella palla così pesante fra le mani.

Tu, ragazzo di stracci, gioca lo stesso, corri, suda e se riesci, prova a fare tre punti, stai pur certo che non ti cambieranno la vita, tuttavia qualcuno parlerà di te per qualche minuto, forse un’ora, ti sentirai importante, e ne sarà valsa pena di sporcare l’unica maglietta buona che possiedi.

Arrivederci, dall'ingenuo scribacchino.

Sunday, December 4, 2011

A due metri sopra il fango.



La caffettiera più piccola, quella da una tazza e mezza, quella posata su di un tavolo povero, a margine di esso la piccola Mary, una donna cui non ho mai desiderato conoscere l’età. 
È tanto tempo che so di lei, non aver condiviso di più, è tra i miei imperdonabili peccati.
Adoro sentirla raccontare, ogni volta una storia nuova, che narra della gente fatta di stracci, che lei accoglie.

Tre ragazze mi dice, il cui volto è sfigurato dall’ignoranza, quasi inutile conoscerne la vera causa. 
Entrambi i loro genitori scelsero quella che in molti definiscono la via più semplice, le lasciarono sole, con tantissimo nulla, ma con una lingua unicamente loro.
Non conoscevano cosa fossero i vestiti, come potersi soffiare il naso, come mangiare, come esprimersi.
Mary le ha insegnato come.

Scorgo il loro sguardo, deturpato sì, ma per nulla rivestito di vergogna.

Altra gente vive fra le pareti di fango della piccola Mary, una famiglia allargata, fatta di speranza.

Cara Mary, non ti chiederò mai l’età, e se tu me la dicessi, stai pur certa che le mie orecchie per la prima volta non ti presterebbero ascolto.

Emma, Miriam e tu Mary … vi voglio bene.

Il vostro ingenuo scribacchino.