Ragazzino con un unico
quaderno, arrotolato nella mano, colorata da una manica troppo lunga,
di un uniforme viola tenue.
Alzi il bavero pensando
che la polvere non ti possa toccare, dove tieni la penna dal poco e
secco inchiostro, e cosa hai mangiato? La distanza dalla casa di
fango al piccolo banco non è poca, avrai nuovamente fame.
I tuoi
occhi si stancheranno velocemente, e il poco insegnamento che avresti
potuto ricevere rimarrà nel gesso di quella lavagna consumata.
La ricreazione è in
agguato, pensi a uscire, tocchi la piccola palla di stracci, oggi
giocherete con la tua.
Lei è ben stretta,
appallottolata quanto basta, quattro pietre, e vai col primo calcio,
sicuramente tuo.
La polvere che stamattina
temevi, ora fa parte del gioco e il sudore la disegna sul tuo viso.
Gioca ragazzo, rincorri
senza sosta, e mi raccomando non cadere, non sgualcire l’uniforme,
è l’unica che potrai permetterti.
Gioca, gioca ancora.
L'ingenuo scribacchino.